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Apuane

  • Categoria principale: ROOT
  • Pubblicato: Mercoledì, 25 Novembre 2009 20:50
  • Visite: 16285
  • 25 Nov

LE ALPI APUANE

Le Alpi Apuane si trovano all’estremità nord-occidentale della Toscana ed occupano una superficie  di circa 400 Km quadrati. La loro origine è da ricondurre al sollevamento dal fondo del mare che si era formato a partire da circa 220 milioni di anni fa (M.A.) nel Triassico, all’inizio dell’Era Mesozoica. Nella zona esisteva una pianura, residuo di antichissime montagne distrutte dall'erosione (Basamento Ercinico).

In seguito alle depressioni tettoniche che si crearono conseguentemente alla fratturazione del Pangea e all’ingresso della Tetide, la zona lentamente sprofondò e rimase sommersa dal mare. Il clima era tropicale ed ebbe inizio la sedimentazione di sali (carbonati) che nel corso dei secoli formarono una spessa piattaforma (grezzoni), sulla quale si depositarono, in seguito all’aumento dello sprofondamento, altri carbonati  più fini (marmi), e successivamente uno strato di depositi silicei ricchi di gusci radiolaritici (Diaspri).
Nel Cretaceo (ca. 100 M.A. fa), verso la fine del Mesozoico, il movimento di sprofondamento cessò e cominciarono a depositarsi sedimenti di origine terrigena, provenienti  dallo smantellamento delle catene alpina e appenninica (Scisti, Pseudomacigno e Arenarie).
Circa 20 M.A. di anni fa iniziò l'emersione di tutta la zona: enormi forze di compressione verticali e laterali provocarono la trasformazione dei sedimenti e la separazione per scorrimento laterale di alcuni strati: quelli più superficiali diedero il loro contributo agli Appennini, mentre quelli intermedi e più antichi, costituirono le attuali Apuane.
In seguito, il susseguirsi delle glaciazioni del Quaternario, la scarsità di copertura vegetale, l’acclività e la natura degli stessi versanti, esposero i massicci all’azione erosiva non solo superficiale; l’infiltrazione dell’acqua nei potenti strati cartonatici infatti, provocò tutta una serie di manifestazioni ipogee tipiche, che ben si identificano con il fenomeno del  “carsismo”, come la nascita di cavità (sale), la creazione di forme concrezionali (stalattiti e stalagmiti), laghetti, ecc…
Le piogge iniziarono: le fratture originatesi nel sollevamento diventarono letti di fiume e formarono delle valli. La loro composizione prevalentemente calcarea e la loro morfologia le espone  ad estesi fenomeni di carsismo sia di superficie che di profondità.
1 M.A. fa  intervennero le glaciazioni con tutti i fenomeni che accompagnano questo tipo di clima: depositi morenici, rocce levigate dallo scorrimento dei ghiacci, ecc.. ancora oggi ben visibili.
Terminata l'era glaciale, lo scioglimento di enormi strati di ghiaccio ha provocato la nascita di torrenti impetuosi che, trascinando a valle detriti, incisero erodendo i fianchi della montagna, creando forme originali ancora oggi visibili come le Marmitte dei Giganti (profonde buche cilindriche). Altri spettacolari effetti della corrosione e dell'erosione di piogge e vento sono il Monte Forato, la cui cima presenta un foro di circa 30 m di diametro, ed il Monte Procinto, una specie di "panettone" circondato a 360 gradi da pareti perfettamente verticali.
E' in questa fase che ha avuto inizio la formazione delle cavità cosiddette carsiche, così numerose sulle Apuane: le acque piovane e da disgelo, arricchite di anidride carbonica, penetrano nelle fratture e la corrosione chimica (l'acqua contenente anidride carbonica scioglie le rocce carbonatiche) e l'erosione le arrotonda e le allarga. Man mano che l'erosione procede, le acque trovano nuove fratture, che vengono a loro volta invase e corrose. Si crea così un dedalo di gallerie e le acque scendono sempre più in basso fino a raggiungere lo zoccolo antico, che resiste alla corrosione (essendo silicatico e non carbonatico).
E' così che si sono formate le numerose grotte delle Apuane; ne esistono a decine. Le più importanti sono: Abisso Fighiera, Abisso Farolfi, Abisso Valinor, Buca d'Eolo (tutti collegati fra loro a formare l'antro del Corchia), Abisso Baader-Meinhof (probabilmente anch'esso collegato), Abisso Olivifer (1200 m ), Abisso dello Gnomo (900 m), Abisso Roversi (755 m), Abisso Revel (300 m), Grotta del Vento, Buca dell'Omo Salvatico, Tecchia d'Equi (ricca di reperti paleontologici), Grotta d'Equi e molti altri, anonimi ed inesplorati.

 

successione stratigrafica della Spezia(sx) e delle alpi Apuane (dx)

Successione stratigrafica presente nelle Alpi Apuane.

Al di sopra del basamento Paleozoico e Triassico (fine Era Primaria –Inizio Mesozoico), si trovano i Marmi che sono rocce metamorfiche a composizione carbonatica. Al di sopra i calcari selciferi ed i diaspri indicano un approfondimento del fondale marino. Seguono i depositi di mare sempre meno profondi fino a giungere a depositi di origine terrigena come lo pseudomacigno appartenente all’Era Cenozoica (o Terziaria).

SPELEOLOGIA E  GROTTE TURISTICHE
Le Alpi Apuane rappresentano un’area carsica tra le più importanti e conosciute d’Europa composta da oltre 1300 grotte censite, di cui però solo una parte visitabile dal pubblico. Sono infatti costellate da ingressi accessibili solo da esperti.
Il gruppo delle Panie con l’altopiano della Vetricia, la Carcaraia, la Valle di Arnetola sono veri e propri paradisi per gli speleologi, ma è soprattutto il complesso carsico del Monte Corchia con i suoi 62 Km di gallerie e pozzi a richiamare l’attenzione degli esperti.
I principali abissi e grotte delle Apuane da ricordare sono: Abisso Fighiera, Abisso Farolfi, Abisso Valinor, Buca d'Eolo (tutti collegati fra loro a formare l'antro del Corchia), Abisso Baader-Meinhof (probabilmente anch'esso collegato), Abisso Olivifer (1200 m ), Abisso dello Gnomo (900 m), Abisso Roversi (755 m), Abisso Revel (300 m), Grotta del Vento, Buca dell'Omo Salvatico, Tecchia d'Equi ed altre grotte, di facile e media difficoltà.
Di seguito è data una breve descrizione delle grotte e dei percorsi speleologici principali.

"Antro del Corchia" di Levigliani (Stazzema - LU)
L'esplorazione del Corchia
Fu grazie alle strade di arroccamento alle cave, intagliate nei fianchi delle montagne Apuane, che gli speleologi poterono accedere senza fatica a tutti gli anfratti, che queste montagne nascondono. Spesso erano gli stessi cavatori ad indirizzare gli speleologi.
Fu scoperto così anche l’Antro del Corchia nel 1841 da Giuseppe Simi durante i lavori per un saggio di cava. Il Simi, apparteneva ad una nobile famiglia locale e fu il primo ad avventurarsi all’interno della cavità. Gli occorsero circa 7 anni per esplorare i primi 200m di galleria.
Nel 1887 Bichi e Finale riuscirono a spingersi a 400 metri dall’uscita superando un primo piccolo saltino giungendo in una prima sala in cui erano evidenti i segni lasciati dalla furia di un antico fiume sotterraneo. Nel 1912 lo speleologo Bertarelli scoprì un enorme pozzo (a lui successivamente dedicato); data  l’enorme profondità (115 metri) non gli fu possibile percorrerlo interamente. Solo nel 1923 un gruppo di fiorentini (fonderanno il “Gruppo Speleologico Fiorentino”), nei pressi del “Pozzo Bertarelli” esplorarono parte di una nuova diramazione che gli permise di raggiungere la zona nota come “Canyon”.  Dieci anni dopo ripresero l’esplorazione superando il pozzo da 60 metri denominato “Pozzacchione”, ed il successivo “Pozzo delle Lame” profondo altri 30 metri. Nel 1934 lo stesso Gruppo Speleologico Fiorentino raggiunse la profondità di 540 metri e la grotta.  Nella stessa esplorazione furono scoperti il “Pozzo del Portello”, la “Galleria Bassa”, il “Pozzo della Gronda” (30 metri), il “Pozzo a elle” (con due salti uno di 12 metri ed uno di 42 metri) un fiume sotterraneo (Vidal),  ed un lago sotterraneo. In un'altra diramazione furono scoperte le  “Gallerie delle Stalattiti”. In quegli anni, con quella misura, rappresentava la seconda grotta del mondo, dopo la Spluga della Preta, nel veronese, con 627 m di profondità. Nel 1959 il gruppo della Sezione Speleologica della Società Adriatica di Scienze naturali di Trieste, dopo l’interruzione per la II guerra mondiale, dall’apertura di un’entrata artificiale, nei pressi del Lago scoprì un sifone dal quale poterono accedere nei pressi di una cascata ad una profondità di 600 metri. Nell’Aprile del 1960 il Gruppo Speleologico Bolognese riuscì, attraverso un passaggio fossile, ad aggirare la cascata del “Vidal” raggiungendo un precipizio dove il fiume precipita con il noto nome “Grande Cascata” per 40 metri.  Quello stesso anno raggiunsero quota 668 m. Nel 1961 i Bolognesi esplorarono un pozzo di 70 metri, oggi noto come “Pozzo Franoso”, scoperto ai piedi del “Pozzacchione”. Dal 1967 al 1969 fu la volta degli inglesi del Derbyshire Caving Club che individuarono una serie di nuove gallerie nei pressi della “Galleria delle Stalattiti”, che prenderanno il nome di “Gallerie degli Inglesi” da cui si accede ad un nuovo fiume sotterraneo noto come “Vainello”.  Inoltre fu  individuata una nuova entrata, al momento inaccessibile: la “buca del serpente”.Nel 1970 i Bolognesi raggiungono a quota 520 il fondo di questo nuovo ramo. Nel 1971 un gruppo speleologico di Empoli, riuscì ad entrare per la prima volta dalla buca del serpente. Questa entrata è importante perché sarà quella utilizzata per l'ingresso al pubblico.
Nel 1976 i Piemontesi a quota 1640 scoprirono un nuovo complesso che si snoda nelle viscere del Corchia: l'abisso Fighiera, con 12 Km di sviluppo e 700 m di profondità, e l'abisso Farolfi, che si congiunge con il Fighiera a 500 m di profondità. Il 27 marzo 1983 infine, un gruppo di speleologi tra cui figura il torinese Giovanni Bedino, dimostrò per la prima volta che Abisso Fighiera, Abisso Farolfi e Antro del Corchia sono parti diverse di un'unica grandissima struttura sotterranea, la cui profondità totale è di 1210 m (la più profonda d'Italia, la decima al mondo). Da allora numerosi altri collegamenti tra i vari rami ed ordini sono stati esplorati e molti altri restano da esplorare; per il momento sono infatti stati esplorati "soltanto" 55 Km di gallerie. Oggi il Percorso turistico occupa una piccola parte dell’importante complesso carsico ed è stata aperta al pubblico nel 2001. Il percorso è lungo quasi 2 Km, composto da 1642 m nelle gallerie naturali e 336 m nella galleria artificiale, per un dislivello di 43 m.

 

 

"Buca di Equi Terme" in Lunigiana (Equi T.- Fivizzano)
L’attività esplorativa iniziò già nel 1726. E’ stata aperta al pubblico nel 1960, poi dopo un periodo di chiusura fu riaperta nel  2001 e nel 2008 è stato aperto al pubblico un ulteriore tratto lungo ca. 500 m. Oltre alla Buca (temperatura 13 °C), è possibile visitare la Tecchia.
È importante anche la presenza di resti di animali di clima freddo, alternati ai resti archeologici che indicano la presenza dell’uomo nei periodi caldi.

"Grotta del Vento" in Garfagnana (Fornovolasco – Vergemoli).
Scoperta nel 1898, si affaccia sul fronte apuano della Garfagnana. Fu esplorata a partire dal 1929  per essere aperta al pubblico dal 1967. Data la sua estensione e profondità offre tre itinerari turistici che permettono di avere un panorama completo sul carsismo sotterraneo e di visitare in tutta sicurezza un ambiente di rara bellezza e suggestione. La temperatura è costante sui 10,7 °C.
Ovviamente sono molte altre le buche e le grotte che si trovano nelle Apuane, ma dato il loro alto numero, si rimanda alla consultazione di guide che si possono reperire facilmente in commercio.